Marenzi (HERNO): “E’ un momento strategico per il lusso e il mondo guarda al made in Italy”

La sede di Herno approda in via Vespri Siciliani, a Milano, in uno spazio ampio che accoglie showroom, uffici di comunicazione e marketing, ufficio legale architettonicamente pensato secondo lo spirito sostenibile che contraddistingue il marchio.

“E’ un momento strategico per il mondo del lusso” -dichiara Claudio Marenzi, presidente di Herno “Noi ci rivolgiamo ai buyers che sono interessati a un’atmosfera fashion coinvolgente. La nostra forza è il capospalla e da questa base abbiamo intrapreso un percorso retail ed e-commerce per una proposta importante”.

Vi rivolgete al mercato dell’Oriente visto che la Cina guarda interessata al made in Italy?

“Noi siamo un marchio globale, presente in 100 paesi. La Cina in sé è un paese ancora giovane nel suo rapporto con la moda. E’ una nazione dove vive un miliardo e mezzo di persone, lì il più piccolo dei marchi fattura 100 milioni di euro l’anno. Esistono una quarantina di marchi che spadroneggiano. E’ una realtà che predilige i monomarca, locali o stranieri, il multibrand non ha mai aderito. Secondo me la Cina ci ammira, siamo piccoli ai loro occhi ma imprescindibili. Cina compresa, il mondo ha bisogno dell’Italia e degli italiani”.

Milano e la Fashion Week richiamano l’interesse estero…

“Capasa ha compiuto un ottimo lavoro e a Milano oggi tutti vogliono venire. Noi perciò dobbiamo far crescere l’idea dell’Italia nel mondo. Milano sta diventando sempre più importante, capace di essere sintesi di cultura, moda, design, food e diventarne amplificatore”.

Herno del made in Italy è simbolo…

“Essendo da sempre manifatturieri, noi concepiamo e produciamo internamente, nelle nostre strutture. Dalla Sicilia, per esempio, dallo stabilimento di Torregrossa, viene fuori il 30% del complessivo 45% da noi prodotto in Italia. L’indotto occupazionale calamita circa 800 persone. Da imprenditore e l’industriale dico sempre di lavorare tenendo i piedi ben saldi rispettando le regole del mercato del lavoro”.

Un messaggio anche alle generazioni future…

“Il presente intanto è nostro, dobbiamo fare crescere le nuove generazioni insegnando questo presente affinché diventi il loro nel futuro. E’ un errore consegnare le chiavi adesso. Noi dobbiamo essere responsabili di questo presente per regalare, appunto, un futuro migliore ai nostri giovani”.

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