A 35 anni dalla pubblicazione del singolo “Overdose d’amore”, contenuto nell’album da record “Oro, incenso & birra”, Zucchero festeggia con l’Overdose D’Amore World Tour. L’artista emiliano nei live continua a entusiasmare: “Amo la musica dal vivo. Ho una band che mi segue in tour da tantissimi anni, tutti grandi professionisti. Alcuni condividono questo percorso con me sin dagli inizi e pertanto conoscono quasi tutto il mio repertorio. Così con loro posso cambiare canzoni senza neanche provarle. Diventa bello e divertente. Nei miei concerti, le due batterie, ad esempio, le ho sempre usate perché sono a incastro, una non fa mai la stessa cosa che fa l’altra. Una è il motore, l’altra è fantasia. Per me il ritmo è determinante. Nel modo in cui io vedo il live, la figura del musicista è fondamentale. È come quando si registrano dei dischi: se non hai l’essere umano a suonare lo strumento, non hai colori ed è tutto molto flat”.
Il tour ha debuttato con grande successo alla Royal Albert Hall a fine marzo e ogni tappa è uno spettacolo diverso….
“Per me la scaletta deve essere dinamica per essere funzionale: ci sono dei brani di grande energia, le ballate, i mezzi tempi e una parte acustica più intima. Di solito faccio pure delle sorprese, non mi piace però annunciare nulla prima”.
E un repertorio dove pescare di quasi 400 canzoni…
“Quando ne risento alcune, mi chiedo perché non le ripropongo o perché non le ho mai cantate su un palco, poi penso che magari non siano molto conosciute dal pubblico. Potrei anche osare con una scaletta che presenti canzoni che non sono mai state sceltecome brani singoli in radio (e, aggiungo, a mio parere alcune sono proprio belle). Però, come faccio a non cantare ‘Diamante’, ‘Così Celeste’, ‘Per colpa di chi’ o tante altre di successo?”
Il mondo della musica ha avvertito la mancanza degli spettacoli dal vivo negli anni del Covid…
“I live sono la vita per un musicista come me. Se smetto di fare concerti, dal giorno dopo non mi vedrete più. Registrare dischi mi piace lo stesso, ma il live sarà sempre la parte più importante del mio proseguo. C’è da dire sempre ‘se reggo’: sono di media 150 concerti per tour, talora anche 6-7 date di fila, ogni volta un’esibizione di quasi 3 ore. Non ce la faccio a dire, per contro, che tra un po’ di tempo mi ritirerò, è un impegno che non mi sento di prendere perché se volessi smettere prima o dopo, che figura ci faccio?”
Il panorama musicale è cambiato radicalmente nell’ultimo decennio…
“Purtroppo, il rock adesso è annacquato, è politicamente corretto, non va giù pesante. Qualcuno che prende posizione c’è ancora e io mi ci identifico, come Salmo che a me piace tanto. Se ha successo tra i ragazzi, significa che il suo linguaggio arriva a loro. Lui si espone. Anche Marracash e Blanco propongono qualcosa di interessante…”
Le sue radici sono emiliane e gli emiliani non mancano di rinnovarle l’affetto…
“Sono andato via da quei luoghi all’età di 11 anni e sono capitato in un posto che non c’entrava niente con me. Le radici per me sono molto importanti. E’ vero, percepisco sempre tanto l’affetto degli emiliani, mi emozionano. E le sento molto forti soprattutto quando mi trovo fuori…”